Sicuramente ognuno di voi pensa che per fare volontariato basti una buona dose di amore per il prossimo, la disponibilità a regalare il proprio tempo libero ad una buona causa, e semplicemente entrare in un’associazione e fare quelle che ti viene proposto.

Questo certamente è il percorso normale, che però in certi casi e per certe mansioni si complica un po’. Ed infatti anche qui la burocrazia (non uso in questo caso un tono di spregio) ha il suo peso e, per svolgere certe attività, ti obbliga a munirti di un certificato, quello per alimentaristi, che certifica la tua partecipazione ad un corso dal quale uscirai abilitato alla preparazione, al bar, di un toast o di una pizzetta, oppure ti permette di fare il gnocco, le tigelle o i borlenghi da vendere al pubblico quando capita l’occasione.

Non metto lingua sull’opportunità di certe regole: la legge c’è e va rispettata e non sarò certo io a scandalizzarmi. Tanto meno si è scandalizzato il presidente Mimmo Casoni che, alla testa di un nutrito gruppo di suoi “accoliti”, si è presentato al Dipartimento di Sanità Pubblica dell’AUSL ed ognuno al termine è uscito con il suo bel certificato (nella foto proprio quello del presidente).

Ora tranquillamente per quattro anni abbiamo la nostra truppa in perfetta regola e possiamo procedere con tranquillità nelle nostre attività culinarie. Anche questo si fa all’Avis e, credetemi, dire che i nostri volontari sono una favola, assolutamente non è un’esagerazione.

Stefano Tosi