Per i più attenti e per coloro che ogni tanto ci seguono vorrei proporre la rilettura di un articolo, uscito nell’ormai lontano 2014, nel quale si parlava di una famiglia sassolese (Fiandri Ferretti) che aveva donato fino ad allora 241 volte e all’interno della quale si dava per scontato che i due figli Stefano e Giulio, appena in età, avrebbero sostituito come donatori i nonni ormai in età avanzata e dimessi dalle donazioni.

Prima che ciò potesse succedere proprio Stefano a seguito di un incidente automobilistico, a lui non imputabile, qualche mese fa ha avuto bisogno nei primi due giorni di ricovero di quattro trasfusioni di sangue abbastanza urgenti: il sangue naturalmente c’era e tutto si è svolto nel migliore dei modi.

Perché ho scelto proprio questo caso?

Anzitutto perché conosco le persone e poi perché si tratta di un caso emblematico che mi consente di sviluppare un concetto che mi è molto caro e spesso sfugge ai meno attenti. Anzitutto il sangue c’era, non certo per grazia divina, ma perché esiste un’Avis funzionante della quale i famigliari del ragazzo fanno parte attiva, un’Avis sempre a disposizione in grado di garantire la copertura dei fabbisogni in ogni momento in silenzio e senza clamori come probabilmente invece meriterebbe.

E qui mi viene automatica una domanda: se il sangue non ci fosse stato, se di fronte a fabbisogni elevati improvvisi si dovesse dire: mi spiace non ce n’è?

Naturalmente qualcuno troverebbe modo di dare la colpa all’Avis, e, trovato il capro espiatorio giusto, si laverebbe in fretta la coscienza. Perché infatti guardarsi dentro e chiedersi se nel proprio comportamento non c’è stato qualcosa di sbagliato?

Perché poi prendersi quel pur minimo di responsabilità nel sostegno di un’attività così importante quale la copertura del fabbisogno di sangue a tutti i livelli?

Dubbio naturalmente inutile perché l’Avis c’è e sono certo continuerà ad esserci anche dopo di noi.

Dov’è che voglio arrivare con questo discorso? Esclusivamente a responsabilizzare la popolazione dell’Avis e non.

Ed infine auguri a Stefano di guarigione completa perché possa riprendere una vita normale e poi, e soltanto allora, lo aspettiamo in sede per il passaggio successivo auspicato 4 anni fa e che a breve potrebbe arrivare.

Stefano Tosi