Qualche tempo fa un pensatore e filosofo di chiara fama paventava la possibilità di un governo di ignoranti di successo, utilizzando per indicarne gli eventuali componenti un altro termine: c……i.

Noi tutti, condizionati da un modernismo qualche volta di maniera, ci dichiariamo consapevoli e fautori dei cambiamenti del mondo con i quali dobbiamo confrontarci. In età avanzata troppo spesso consapevolmente subendoli anche con qualche civetteria, al riparo del dato anagrafico.

Intanto però, è banale dirlo, i cambiamenti avvengono, noi cerchiamo di inseguirli, qualche volta ci lasciamo coinvolgere ma con il retro pensiero che a cambiare siano gli altri. E gli altri, quelli che si muovono a tempo, per essere “dentro il cambiamento” se ne vanno per il mondo. E così scopriamo che dall’Italia ogni anno se ne vanno diverse centinaia di migliaia di giovani e che negli ultimi anni, dall’Emilia-Romagna, se ne sono andati quindicimila “cervelli in fuga” con gambe, braccia, tutti gli organi interni perfettamente funzionanti, un carico di competenze che saranno appannaggio del mondo, magari, ed i cui costi di investimento rimangono in capo al nostro Paese. Paese che è in crisi demografica, di un mare di risorse, di altre risorse che non riesce a valorizzare al meglio e, qualche volta, anche di sangue e suoi derivati per chi ne ha bisogno.

Tornando a terra dopo il volo pindarico vorrei intrattenermi su un tema che anche in Avis affascina e spaventa: cosa facciamo con i giovani e ragazze con i quali siamo riusciti ad instaurare un rapporto, che frequentano l’Associazione vellicati per la loro disponibilità, per l’intelligenza creativa che mettono nelle loro iniziative, quasi sempre ben organizzate e frequentate, ma che rimangono loro mentre le “nostre”, di senior come ci definiamo, sono quasi sempre solo di chi le ha “volute fare” o al più frequentate routinariamente da qualcuno che per ruolo e funzione non può esimersene.

Diventa necessario, a mio avviso, adattarsi al ruolo di volontario associativo lasciandosi coinvolgere da quanto Avis ed altri mettono a disposizione in termini di formazione/informazione, intanto perché ci si frequenta e frequentandosi diventa più facile produrre idee che poi diventano proposte e progetti collettivi e come tali condivisi quindi necessariamente frequentati e frequentabili sulla base di una responsabilità comune rispetto al risultato.

Lo scambio aiuta a non sentirsi esclusi e supera la remora rispetto al presunto “stacanovismo” di chi non ha “altro da fare e deve sentirsi al centro dell’attenzione”. Lo scambio inoltre aiuta a fare cose che servono non solo a chi le progetta e le realizza ma alla comunità, per la qualcosa poi la comunità ne trae vantaggio e, ove utile, ne riutilizza le parti od il tutto nell’ampio contesto associativo raggiungendo così il risultato della condivisione di obbiettivi e risultati e di un comune sentire che unifichi, pur nella consapevolezza delle specificità di ognuno, persona od ente che sia.

Questa modalità di lavoro prefigurerebbe e corroroberebbe “Le Reti in Movimento” tema delle ultime assemblee in Avis e obbiettivo della rielaborazione statutaria cui si sta lavorando dopo blitz sullo Statuto del dicembre 2018.

Angelo Fregni