Babbo Natale, Elfi. E’ vero che siamo assolutamente fuori tempo, ma questo benedetto virus ha scombussolato i tempi, bloccato tutto ed impedendomi fino ad oggi di trattare un argomento che mi interessa. E’ altrettanto vero che un tempo credevo a Babbo Natale, a Gesù Bambino, alla Befana e a quanto altro potesse sollecitare la mia fantasia in prossimità di un regalino (allora era così) che poteva arrivare se fossi stato buono. Non potevo invece conoscere gli Elfi, questo popolo di spiritelli dispettosi ma in fondo utilissimi, allora assolutamente relegati nelle tradizioni nordiche ed entrati da qualche tempo a far parte della nostra, ricavandosi per altro uno spazio di sopravvivenza davvero importante.

Fatta questa premessa che mi riporta ad almeno due generazioni fa, vediamo di capire che cosa c’entrino questi personaggi con l’Avis di Sassuolo e con la realtà del mondo moderno fatto di tecnologia e di sempre minore ricorso alla fantasia ed alla semplicità. Molto semplicemente vi informo di un fatto importantissimo pressoché sconosciuto e cioè che noi di Sassuolo (non per dire che siamo meglio di altri ma per una banale constatazione) ne abbiamo una colonia, piccola ma attivissima, che tutti gli anni a Natale ci fa trovare, come d’incanto, le decorazioni della sala prelievi con autentiche opere d’arte realizzate riciclando materiale sanitario.

“Nulla si crea, nulla di distrugge, tutto si trasforma” disse nel ‘700 il famoso chimico Antoine-Laurent Lavoisier ed oggi tre secoli dopo i nostri amichetti ne sono la più banale delle dimostrazioni. Sapete che cosa usano per costruire quello che vedete nelle foto allegate? Non ci crederete ma i supporti sono costituiti dagli appoggi in polistirolo per le provette, mentre le scritte ed i disegni sono realizzati con i tappi colorati delle provette stesse scadute, quindi non più utilizzabili, raccolti grazie alla collaborazione delle sale prelievi di altre sezioni del comprensorio e di qualche donatore che ha accesso ai luoghi in cui recuperarli.

Non li ho mai contati, ma si tratta di centinaia di pezzi prima raccolti, poi suddivisi ed infine montati a colla (con una pazienza che farebbe invidia anche al biblico Giobbe) seguendo i disegni che vengono preventivamente eseguiti. Più o meno come fece Michelangelo quando dipinse la Cappella Sistina. Ma chi è il Michelangelo dei nostri giorni? Non posso dirlo. Non perché voglio tenere il segreto per me, ma semplicemente perché non ho mai avuto contatti con loro.

Come Babbo Natale sono entità fantastiche che appaiono di notte e scompaiono alle prime luci dell’alba lasciando quale traccia del passaggio i lavori eseguiti. Qualcuno dice di averli sentiti ridere, altri affermano che stranamente di notte ci sono le luci accese in sede: certo è che si divertono a lasciare noi poveri mortali nel dubbio.

Se poi dovessimo seguire la diceria per cui personaggi vestiti di verde girano per Sassuolo con fare sospetto e poi terminare la serata in pizzeria, beh allora sì che la cosa si farebbe interessante. Come pure interessante sarebbe sapere che cosa mangiano gli Elfi. Se mai li incontrerò vedrò di chiederglielo.

Intanto grazie a loro, arrivederci all’anno prossimo e…… i miei saluti a Babbo Natale, ricordandogli dove abito. Non si sa mai.

Stefano Tosi