Finalmente, anche se in maniera un po’ casuale (conosco i personaggi), ho modo di parlare, avendone ottenuto l’autorizzazione da parte degli interessati, di un gruppo famigliare che si distingue per l’elevato numero di donazioni effettuate.
Probabilmente qualcuno obietterà che ci sono numeri anche più elevati che non vengono citati, ma purtroppo, come ben capirete, fra oltre 2000 soci mi riesce difficile sapere, partendo dal cognome, chi sono i padri ed i figli ed ancor più difficile incastrare i nomi delle mogli, morose o compagne che dir si voglia.
Se qualcuno vuole darmi una mano in questo senso, contatti la sede e sarà mio impegno stabilire un incontro propedeutico alla stesura di un articolo che , prima della pubblicazione, verrebbe sempre inviato agli interessati per l’approvazione. Coraggio dunque: sono a vostra disposizione.
Ma torniamo al dunque e parliamo della famiglia Bonazzi – Cornia, 351 donazioni in totale che si accompagnano ad una intenso impegno più generale nel volontariato.
Dovendo decidere (fra i 4 personaggi) da chi iniziare la presentazione, sicuramente non ho avuto dubbio ad individuare la moglie che, come ben si sa, in ogni famiglia fa finta di lasciare al marito la funzione del comando che invece esercita con sicurezza e determinazione. Bene: si tratta di Cornia Maria Pia, 110 donazioni iniziate nel lontano 1979. Un numero enorme se si tiene conto di una condizione sempre sfavorevole ad una donna finché in stato fertile e ancora di più per la madre di due figli sospesa dalle donazioni a lungo per il parto. Ha raggiunto questo risultato perché non ha avuto difficoltà a dosare giustamente donazioni di sangue intero, plasma, piastrine e multicomponent, aderendo così a tutte le possibilità concesse ad un donatore. Per inciso, oltre all’Avis dà il proprio fattivo contributo anche all’AISM (sclerosi multipla).
Passando agli altri componenti la famiglia, e lasciando per ultimo il marito, vediamo i due figli. Marco, 44 anni è laureato in ingegneria dei materiali e dal 1997 ad oggi ha donato 46 volte. Enrico, 36 anni, ingegnere meccanico, dal 2004 ha donato 52 volte.
E veniamo al marito Giuseppe (per noi Beppe), 66 anni che ha donato 143 volte Ho preferito tenerlo per ultimo in quanto oggetto di una significativa esperienza personale legata appunto alle donazioni. Ha iniziato le donazioni nel 1973, l’anno dopo è partito per la naja arruolato, grazie alla provenienza sarda, in marina e spedito in Sicilia.
Qui un bel giorno si è presentato un medico con una signora chiedendo se non ci fosse in caserma qualcuno disponibile ad una donazione di sangue a favore di una bambina che, usando un eufemismo, non stava bene. Alla richiesta ha aderito assieme ad un commilitone proprio il nostro Beppe (già donatore), ed assieme all’ospedale hanno effettuato la donazione e tranquillamente sono tornati in caserma alla loro vita normale.
Qualche tempo dopo la signora si è ripresentata con una bambina da far conoscere a chi le aveva gratuitamente salvato la vita, in un mondo in cui i donatori fuori dall’ospedale c’erano, ma disponibili solo previo pagamento di 50.000 lire, una enormità per quei tempi che la signora non avrebbe potuto pagare.
La conclusione è solo una. La signora ha scoperto cos’è la generosità da parte di una persona proveniente da 1500 Km di distanza, mai vista né conosciuta e che mai più avrebbe rivisto. Così è per tutti i donatori: anonimi, sempre disponibili, e assolutamente disinteressati alla conoscenza della destinazione del proprio dono. Anche questo è l’Avis.
Stefano Tosi
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