“Perché non doni?” “Perché ho paura degli aghi”. Chi dà questa (frequente) risposta soffre di quella che scientificamente si chiama belonefobia, in parole povere la paura dell’ago, una sindrome che riguarda il 20 per cento della popolazione mondiale.

Più che uno stato d’ansia, è un vero e proprio terrore per ogni tipo di iniezione che può portare a reazioni più o meno gravi, fino al totale rifiuto delle cure mediche. Nel nostro caso può rappresentare anche un deterrente per la donazione di sangue.

In questo tempo di vaccinazioni, aghi e siringhe sono diventati l’emblema della possibile sconfitta del Covid, così come accade ed è accaduto in tutte le battaglie vaccinali della storia. E proprio come le armi, anche gli aghi hanno un loro calibro, che si calcola in “gauge”, l’unità di misura che ne definisce il diametro in modo inversamente proporzionale: più alto è il gauge, più sottile è l’ago e viceversa.

Quelli usati per la donazione in Avis sono aghi monouso a farfalla, (le “ali” colorate che li rendono più facilmente maneggiabili) di diametro leggermente maggiore rispetto a quelli da normale prelievo per esami per consentire il flusso regolare, breve e veloce del liquido verso la sacca.

“Già dal colloquio col medico – spiega la dott.ssa Maria Vitale direttrice sanitaria di Avis Comunale Modena – è possibile cogliere i segnali di particolare sensibilità all’impatto con l’ago. Possono essere atteggiamenti di ansia, agitazione o, al momento della visita o degli esami di controllo, episodi di lipotimia o cali di pressione. In questi casi segnaliamo la situazione agli operatori della sala prelievi che avranno una speciale attenzione per il soggetto donatore, affiancandolo, rassicurandolo e mettendo in atto alcune strategie di distrazione. Lo stesso medico si recherà a più riprese accanto alla poltrona per controllare l’andamento della donazione”.

Chi fra la popolazione dei donatori ha più paura dell’ago? “Senz’altro gli uomini rispetto alle donne e senz’altro i giovani, ma il timore rimane anche nelle fasce successive fino ai 50enni, in genere poi con l’aumentare dell’età la paura diminuisce”.

La fobia da iniezione può rappresentare un ostacolo, ma in alcuni casi può anche essere uno stimolo per avvicinarsi alla donazione: “Succede non di rado – conclude la dott.ssa Vitale – che tra le motivazioni di chi sceglie di donare ci sia proprio la volontà di superare la paura degli aghi”.

Se la sfida con il temibile oggetto appuntito vi mette inquietudine, i consigli sono dunque di parlarne subito col medico dell’Avis, affidarvi alle cure di infermieri e assistenti che sono formati per tranquillizzarvi, distrarre la mente concentrandosi su immagini positive, e pensare che il “pic” di una puntura dura una frazione di secondo, ma in quella frazione di secondo avete scelto di salvare una vita.