Il tutto è nato perché un bel giorno mi è capitato, caso ben raro per uno come me che frequenta i social molto saltuariamente, di leggere un post che raccontava di un gruppo di 3 sacerdoti che, del tutto volontariamente, da tempo assicurano a turni con la propria presenza continuativa presso il reparto Covid dell’ospedale di Scandiano assistenza spirituale ai degenti che la richiedono, conforto agli operatori sanitari sempre sotto pressione e raccordo fra gli ammalati e le loro famiglie.
Scorrendo i nominativi di questi tre benemeriti volontari mi ha colpito il nome di uno di loro, don Giuliano Guidetti, collaboratore del Parroco di Casalgrande, per molti anni a Sassuolo presso l’Oratorio Don Bosco. Qui, se ben ricordo, era amatissimo dai ragazzi che aveva abituato ad iniziative veramente importanti richiedendo loro assunzione di responsabilità, oltre che impegno e autodeterminazione. Poi, visto che “le vie del Signore sono infinite e misteriose”, dallo stesso Signore immagino sia stato chiamato a svolgere la sua missione altrove pur restando in terra reggiana.
Premesso comunque che l’attività pastorale di Don Giuliano riguarda lui ed il suo Vescovo e che quindi con l’Avis (assolutamente aconfessionale) poco ha a che vedere, rispondo preventivamente, a chi mi ponesse il problema, che il paragrafo precedente mi è servito solo per inquadrare il personaggio che con l’Avis invece ha a che fare un bel po’.
Scorrendo infatti il data base dell’associazione si scopre che con la tessera 5227 è registrato come donatore dal febbraio 1999 un certo Guidetti Giuliano (genericamente definito fra le note generali come Don Giuliano), che ha donato già 101 volte , traguardo non certo da record ma sicuramente ragguardevole, così come mi dice che ha 52 anni e che quindi, come lui stesso assicura, per altri 13 può continuare a darci il suo contributo.
Quali altre considerazioni potrei usare e citare come esempio da seguire? Anzitutto, ha donato sangue 14 volte e plasma 87 ed in questo modo riesce a mantenere la media di 5/6 donazioni all’anno, e questo anche grazie al fatto che molto diligentemente, prima di uscire dalla sede prenota la successiva donazione assicurandosi una maggiore scelta come date o ora, cosa non indifferente per una persona impegnata come lui.
Senza poi contare (e lo facessero molti altri) che in questo modo facilita il lavoro delle centraliniste che hanno perennemente un nome in meno da contattare. Dite che tutto questo è sufficiente a giustificare un suo coinvolgimento nella newsletter del provinciale?
Una precisazione. Nel caso specifico parlo di un sacerdote cattolico soltanto perché ho avuto la fortuna di conoscerlo e di avere avuto modo di incrociare per caso fortuito due suoi impegni attuali. Se poi qualcuno mi segnalasse casi e nomi di persone e famiglie di donatori appartenenti ad altre confessioni religiose (qualunque confessione religiosa) gliene sarei immensamente grato. Nome, numero di telefono, breve colloquio e poi si vede.
Grazie a chi mi desse una mano in questo senso.
Stefano Tosi
Scrivi un commento