Siamo fatti di solidarietà, altruismo, buona volontà. Ma dietro, anzi a fianco, dei principi che muovono il volontariato in Avis c’è una rigorosa organizzazione sanitaria ugualmente fondamentale per il funzionamento dell’intero sistema trasfusionale italiano. Tendere il braccio non basterebbe senza la presenza dei medici, garanti della sicurezza del sangue raccolto e soprattutto della salute del donatore, prima, durante e dopo la donazione.

L’occasione per parlarne è la recente nomina a Responsabile dell’Unità di raccolta provinciale della dott.ssa Maria Vitale, che subentra al dott. Giuliano Montagnani, per oltre 5 anni alla direzione del comparto medico modenese.

Entrata in Avis nel 2007 come medico prelevatore/selezionatore, la dott.sa Vitale ha assunto in seguito la direzione sanitaria delle Avis Comunali di Spilamberto, Castelfranco, Vignola e la co direzione a Modena, ruoli che ricopre tuttora, e si occupa della formazione e tutoraggio per l’inserimento di nuove figure sanitarie.

  • Dott.ssa Vitale, innanzitutto cosa fa il Responsabile della raccolta in Avis?

Il compito è fare in modo che tutte le indicazioni normative e organizzative dettate sia dal Centro Nazionale Sangue che dal nostro Servizio Trasfusionale vadano trasmesse ai Direttori Sanitari e ai colleghi di tutte le nostre Avis e puntualmente rispettate. Quindi che le attività di prelievo avvengano in sicurezza, che i locali siano idonei, il personale adeguatamente formato, i donatori controllati.

A livello provinciale questa figura si interfaccia con tutti gli operatori del sistema trasfusionale, dai cittadini donatori, ai medici di base, ai trasfusionisti, alle direzioni sanitarie, ma il rapporto è continuo soprattutto con il Servizio Trasfusionale del nostro Policlinico. In sintesi il Responsabile dell’ unità di raccolta si occupa di tutto l’aspetto tecnico – sanitario che supporta l’ attività dell’associazione.

  • Da quanti e quali professionisti è composta la squadra sanitaria in provincia?

Oggi possiamo contare, fra volontari e retribuiti, su 72 medici e 70 infermieri. Alcuni di loro collaborano da tempo con le sedi, altri prestano servizio in modo non continuativo.

Questo è avvenuto soprattutto negli ultimi due anni di pandemia: tanti giovani neolaureati, abilitati e già formati con noi sono stati richiesti in altri ambiti, sia nelle strutture vaccinali che negli ospedali.

Siamo riusciti a sopperire a queste carenze solo con turni straordinari del personale rimasto. Le richieste continuano comunque ad arrivare, i curricula non mancano e mi auguro di poter raggiungere la normalità anche nell’organico degli operatori sanitari.

  • Per cosa si distingue un medico Avis?

Al di là della formazione specifica di medico selezionatore/prelevatore che si ottiene frequentando appositi corsi e con l’affiancamento a medici esperti in ambulatorio e sala prelievi, potrei dire che i nostri medici sono specializzati in umanità.

Sembra un paradosso, ma noi abbiamo a che fare con pazienti sani, che vengono da noi volontariamente per donare salute agli altri. Dobbiamo esserne consapevoli e portare rispetto al tempo che ci dedicano, che a volte diventa anche il tempo delle confidenze, del racconto della propria vita.

L’empatia, la serenità, la capacità di ascolto sono allora in questo ambiente più che mai requisiti fondamentali per stabilire con loro un rapporto di fiducia che dura nel tempo. Per la mia esperienza posso dire che è un grande arricchimento anche dal punto di vista professionale.

  • Come ha accolto questo nuovo incarico?

E’ stata senz’altro una gratificazione, anche se un po’ di timore c’è. Fortunatamente tutto il lungo iter di accreditamento delle sedi si è concluso l’anno scorso sotto l’operato del dott. Montagnani, che voglio qui ringraziare per essere sempre stato un riferimento capace e sicuro per noi medici. E altrettanto fortunatamente porto con me una esperienza di collaborazione con i colleghi sia di Avis che del Servizio Trasfusionale, con il personale dell’associazione e non ultimo coi pazienti che senz’altro mi sarà utile e su cui so di poter contare.

Quello che mi preme trasmettere sempre ai donatori, anche da queste pagine, è che dietro una sacca raccolta c’è tanto lavoro, tanto aggiornamento, anche tanta burocrazia, una macchina complessa che funziona al solo scopo di garantire scorte, salute e sicurezza.

Per il resto sono sempre pronta ad affrontare nuove sfide, spero non più emergenze!