All’ultima assemblea provinciale è stata consegnata una corposa “brochure” (nella lingua più bella del mondo “opuscolo”) contenente più o meno tutti gli argomenti all’ordine del giorno. Nella relazione del Presidente del Consiglio provinciale a pagina 16 ho scoperto che il Consiglio Nazionale ha dovuto affrontare uno spinosissimo problema relativo alla raccolta di
PLASMA A PAGAMENTO
Analizzando il testo leggiamo che “particolarmente problematica è stata poi la discussione di una modifica normativa che potrebbe portare all’introduzione in Italia delle donazioni di plasma a pagamento”. Si continua poi, però, dicendo che “l’Avis Nazionale ha segnalato la questione a livello ministeriale e che il presidente Briola ha effettuato anche un’audizione parlamentare ottenendo assicurazioni positive”.
La seconda parte è evidentemente molto rassicurante, così come è invece estremamente avvilente pensare che esista qualcuno (vorrei proprio capire chi) che per ignoranza, per interesse politico o finanziario, oppure per incompetenza fuori da ogni limite possa pensare di proporre cose di questo genere.
Cosa succerebbe secondo voi se venisse approvata una proposta di questo genere? Vediamo un po’.
La gratuità della donazione è elemento portante dell’attività dei donatori e dell’operare stesso dell’associazione che lo ha ben previsto nel proprio statuto. Essa rappresenta un elemento di grandissima eticità e di sicurezza del sangue raccolto. Vediamo perché.
In diversi stati esteri la raccolta del plasma viene effettuata direttamente dalle Ditte che producono plasmaderivati le quali remunerano (pagano) i donatori (più correttamente i datori perché di dono non si può parlare) del plasma.
Quindi mentre noi donatori ci sottoponiamo al prelievo di plasma per circa un’ora per la semplice soddisfazione di fare del bene, aspettandoci al termine, al massimo, un grazie oltre al ristoro al bar sezionale, da altre parti chi stende il braccio viene pagato.
Quindi non viene compiuto un gesto solidale, bensì viene mercificato il dono di una parte importante di sé stessi, fatto aberrante e immorale. La scusa che viene accampata da chi sostiene questa scelta è che in questo modo si incrementerebbe la raccolta del plasma e si potrebbero preparare più plasmaderivati.
Un vero peccato che tale scelta comporti pesanti ricadute sulla sicurezza del plasma raccolto, nostro fiore all’occhiello. Sono infatti facilmente intellegibili tre conseguenze:
- Si recherebbe immediatamente a donare plasma non chi vuole compiere un gesto di solidarietà sociale bensì chi ha la necessità di denaro, cosa che non sempre (o per essere precisi quasi mai) rappresenta una garanzia dello stato di salute del datore;
- Se chi dona lo fa per ricevere soldi, secondo voi questa persona avrebbe interesse a dire al medico se ha situazioni o comportamenti che contrindicano la donazione? Noi tutti, prima della donazione, compiliamo un modulo nel quale ci viene chiesto anche quante volte respiriamo al giorno; ma lo facciamo volentieri e in piena sincerità perché sappiamo che è per il bene degli ammalti che noi vogliamo aiutare;
- Si disincentiverebbe la motivazione dei donatori volontari, fatto quanto mai pericoloso che porterebbe a pesanti ricadute, probabilmente, anche sulla disponibilità a donare sangue intero.
Il trafiletto invita a “mantenere alta la guardia perché il valore della donazione volontaria non può essere messa in discussione”. Assolutamente d’accordo e abbiamo cercato di dimostrarlo.
Aggiungo, però, un’altra considerazione. Se da qualche parte su internet travate notizie su questo argomento, informateci. Evitiamo assieme che pericolosissime Fake News, danneggino tutto il mondo della donazione, il nostro mondo che dobbiamo salvaguardare.
Alla prossima!!!!!!!!!!!!!
(Stefano Tosi)
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