Si è detto più volte: il donatore dona salute agli altri, ma anche a sé stesso. Essere idonei alla donazione significa trovarsi in buona condizione fisica, con i giusti parametri sempre tenuti sotto controllo.
Se la salute passa anche dall’alimentazione, che scelte deve fare allora un donatore a tavola? Lo abbiamo chiesto al dott. Marwan El Ghoch, Medico Chirurgo specialista in Scienze dell’Alimentazione e ben conosciuto collaboratore delle Avis modenesi da più 15 anni in qualità di medico prelevatore.
- Dott. El Ghoch, possiamo parlare di alimenti amici e nemici della donazione?
Più che di alimenti specifici parlerei di stile di vita salutare al quale il donatore dovrebbe aderire. Per quanto riguarda l’alimentazione, la dieta Mediterranea rappresenta un vero e proprio stile di vita basato su una dieta sana e sostenibile, ricca di alimenti vegetali come frutta, verdura ed ortaggi; pane, pasta e cereali soprattutto quelli integrali; latticini come formaggio e yogurt; pesce, pollame e carne possibilmente magra, l’olio di oliva; ed alcolici come il vino in quantità modiche.
Abbiamo la fortuna di vivere in Italia dove questi elementi appartengono alla nostra cultura alimentare, quindi usiamoli, sempre con equilibrio e moderazione.
Ma non fermiamoci alla tavola. Uno stile di vita salutare deve essere anche attivo, che non significa per forza praticare sport o sudare in palestra.
Basta muoversi regolarmente durante l’attività routinaria, ovvero mentre si svolge il proprio lavoro, camminare (i famosi 10.000 passi al giorno), usare meno la macchina o l’ascensore.
La prevenzione e la cura di gran parte delle malattie cardio-metaboliche, come il diabete mellito tipo 2, ipertensione arteriosa, e alcune forme di dislipidemie passa attraverso la modificazione dello stile di vita.
- Negli esami di controllo sulla idoneità del donatore ci sono dei valori che richiedono particolare attenzione. Per esempio il colesterolo. Che relazione c’è con l’alimentazione?
Precisiamo subito che il colesterolo non è il diavolo. Senza in realtà non potremmo vivere, nelle stesse membrane delle nostre cellule è presente anche il colesterolo che ha una funzione strutturale: aumenta la flessibilità e la stabilità del doppio strato e ne mantiene la fluidità della membrana cellulare.
L’alimentazione può alzarne i valori, ma occorre distinguere fra grassi “cattivi”, i grassi saturi che tendono a far alzare il livello del colesterolo nel sangue, e i grassi “buoni”, quelli insaturi.
I primi sono quelli di origine animale: formaggi, latte intero, panna, burro, alcuni tipi di olio come quello di palma e di cocco, le carni grasse.
I secondi si trovano nell’olio di oliva e di semi, nelle noci e nocciole, nelle olive e nel pesce. In questa categoria buona si distinguono i monoinsaturi (presenti nell’olio di oliva) che abbassano il colesterolo nel sangue, e i polinsaturi Omega 6 e Omega 3, presenti nell’olio di semi e nel pesce, cha abbassano i trigliceridi e anche la capacità di aggregazione delle piastrine, ossia il rischio di trombosi.
Non diamo però tutta la colpa al cibo: sappiamo che la produzione di colesterolo è anche endogena (epatica), e potrebbe diventare eccessiva in alcune forme di ipercolesterolemia familiare. In questi casi non serve togliere completamente l’elemento grasso dall’alimentazione, perché il fegato si vedrebbe costretto addirittura a produrne di più. Basta saper distinguere i grassi buoni da quelli cattivi. E anche in questo caso le parole d’ordine sono equilibrio e moderazione.
- Un altro “sorvegliato speciale” nel sangue è il ferro
Abbiamo diversi indicatori di ferro nel sangue. In primis, la ferritina che potremmo definire il deposito dove l’organismo va ad attingere quel che serve, poi c’è l’emoglobina, la proteina che trasporta l’ossigeno nel sangue alle cellule.
Quando scarseggia il ferro, a causa per esempio di un’alimentazione inadeguata o per delle perdite ematiche importanti durante un ciclo mestruale abbondante, la prima cosa che viene intaccata è il deposito, cioè la ferritina.
Quando il deposito diventa insufficiente causa un abbassamento dell’emoglobina ovvero l’anemia.
Anche per gli alimenti contenenti ferro occorre distinguere tra facilmente e difficilmente assorbibile. Viene assorbito più facilmente il ferro detto “biodisponibile” di origine animale contenuto nel fegato, nei frutti di mare, nella carne in particolare di cavallo.
E’ più difficilmente assorbibile il ferro di origine vegetale, quindi verdure, frutta secca, legumi ecc.
Per aumentare l’assorbimento del minerale un ruolo fondamentale lo gioca la vitamina C contenuta per esempio negli agrumi, mentre the e caffè lo ostacolano.
- In vista delle vacanze e di qualche probabile “sgarro” alimentare, ci lascia un promemoria di sana alimentazione?
Vi lascio non solo un promemoria, ma proprio una cartolina da appendere sul frigorifero non solo d’estate. E’ Il Piatto del Mangiar Sano, creato dagli esperti di nutrizione della Harvard T.H. Chan School of Public Health.
Una guida per creare pasti salutari e bilanciati, sia che siano serviti su un piatto, sia che siano confezionati in un cestino del pranzo. Indica le percentuali di alimenti che dovremmo assumere tutti i giorni nella composizione dei nostri pasti.
La parte principale, metà piatto, con ortaggi e frutta, un quarto riservata ai cereali preferibilmente integrali, un quarto alle proteine della carne, dei legumi, delle noci, anche in aggiunta alle insalate.
Ma fate attenzione anche alla figura in rosso che corre alla base del piatto e seguite il suo invito, a maggior ragione dopo qualche eccesso estivo: muoviti!
Copyright © 2011 Harvard University, Per maggiori informazioni sul Piatto del Mangiar Sano, per favore consulta The Nutrition Source, Department of Nutrition, Harvard T.H. Chan School of Public Health, http://www.thenutritionsource.org e Harvard Health Publications, health.harvard.edu.
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