Ogni anno, nella schiera dei nuovi donatori, una buona percentuale viene dalle scuole. Sono diciottenni freschi di diploma o anche studenti universitari che dopo aver incontrato Avis nel loro percorso scolastico, alcuni già alle elementari o addirittura alla materna, scelgono di…promuoversi alla loro prima donazione. E’ sempre una gioia raccogliere il frutto dell’impegno che volontari e operatori sanitari dedicano al mondo della scuola, il terreno più fertile per seminare la cultura della solidarietà. Lo sa bene Giovanna Barbieri, biologa ed educatrice scientifica, che festeggia (lei stessa lo ha scoperto con sorpresa…) ben 20 anni da responsabile della Commissione Scuola di Avis Provinciale, il che significa aver visto crescere qualche generazione di giovani donatori.
- In questi vent’anni, Giovanna, è possibile calcolare quanti ragazzi hanno incontrato Avis?
A parte gli anni scolastici segnati dalla pandemia di coronavirus, solitamente incontriamo 250- 300 classi l’anno. In vent’anni…110.000, forse 150.000 ragazzi.
- Come sono cambiati i linguaggi, gli strumenti, i metodi di approccio?
Dopo le numerose pubblicazioni cartacee degli anni passati, dal 2018 abbiamo pensato di “rinnovare” la nostra offerta didattica con la realizzazione di un portale didattico-videogioco, che si presenta con una grafica moderna e, speriamo, gradita. Domande, curiosità e giochi portano i ragazzi a conoscere quel meraviglioso liquido rosso che scorre dentro di noi.
- Dall’ infanzia all’ università, come viene trattato il tema della donazione a seconda delle fasce di età?
In realtà non sempre viene trattato il tema della donazione…Tra i compiti istituzionali di AVIS infatti c’è la promozione della cittadinanza consapevole e responsabile, l’ educazione sanitaria e alla cultura della solidarietà, del dono gratuito e del volontariato, oltre, naturalmente, la promozione del dono del sangue. Non per niente i nostri progetti rientrano per la programmazione scolastica nell’ambito dell’educazione civica. Questi temi vengono trattati in modo ludico-esperienziale all’infanzia e alla scuola primaria, mentre per la scuola secondaria e l’università si predilige un approccio più tecnico-scientifico.
- Come risponde la scuola all’ offerta didattica Avis?
Siamo sempre attenti, sia a livello provinciale che in tutte le sezioni comunali, a sviluppare rapporti costruttivi con il mondo della scuola, quale istituzione di interesse primario per la diffusione di questa cultura, per costruire percorsi di cittadinanza attiva sia con i docenti che con i ragazzi. Non solo. AVIS rappresenta una “risorsa” per la scuola, interagendo nella formulazione del PTOF (piano triennale dell’offerta formativa) e nella progettazione di percorsi formativi integrati con le risorse offerte dall’extra-scuola, proponendo scelte culturali e mettendo a disposizione esperti, sia sul piano metodologico che culturale.
- Chi sono gli operatori che vanno nelle scuole?
Siamo un bel gruppo e ben assortito: biologi, medici, infermieri e, naturalmente, i volontari delle sedi, vera colonna portante dei progetti che AVIS svolge nelle scuole. La loro presenza è fondamentale soprattutto nei rapporti con gli istituti del proprio territorio, con i quali si possono costruire percorsi specifici concordati con i docenti.
- Quali sono le domande più frequenti dei ragazzi?
I ragazzi sono sempre molto curiosi e pongono davvero tantissime domande. Uno degli argomenti più “gettonati” è senz’altro quello dei gruppi sanguigni e della loro compatibilità. È un tema che suscita grande interesse ma al contempo non sempre viene spiegato adeguatamente nei libri di scuola.
- Al traguardo dei 20 anni, si può dire che l’investimento sul mondo della scuola ha dato e continua a dare buoni frutti?
Urca, che domanda difficile… speriamo proprio di sì!
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