Siamo usciti dalle feste, forse (speriamo) un po’ più buoni ed in grado di apprezzare questa

FAVOLA DI NATALE (CHE FORTUNATAMENTE E’ REALTA’)

E’ la vigilia di Natale, non certo molto gioiosa per una famiglia sassolese nella quale la madre, che soffre di gravissimi problemi epatici, sa di avere ben poche speranze di futuro, salvo un miracolo veramente poco probabile. Improvvisamente la svolta. Una telefonata dal Policlinico invita la paziente ad un ricovero immediato in vista di un trapianto di fegato il giorno seguente.

Immagino lo stupore, l’incredulità, l’ agitazione dei presenti. In ogni caso poco dopo la paziente era all’ospedale ed il giorno seguente (Natale) l’equipe medico chirurgica, approntata d’urgenza, ha provveduto all’intervento il cui esito è stato talmente positivo che la signora soltanto 15 gg. dopo era in grado di tornare, ovviamente seguendo tutte le precauzioni del caso, al mercato, esperienza che da tempo le era preclusa.

Bene. Anche se la signora non è nostra donatrice (ma lo è la figlia), la vicenda ci aiuta in alcune considerazioni secondo me importanti. Cominciamo dalle sacche di sangue e plasma che sono state utilizzate per l’intervento (gruppo B neg piuttosto raro): non ne conosciamo il numero preciso, ma quasi certamente, in base alle esperienze precedenti, possiamo riferirci a numeri abbondantemente in doppia cifra. Come ben si sa non possiamo conoscere neanche il nome dei loro donatori, che è e resterà sempre segreto e coperto da un banalissimo codice a barre decodificabile soltanto in caso di controllo. Una cosa è certa. Sono tutte sacche provenienti dalle sale prelievi della nostra provincia che è assolutamente autosufficiente.

Occupandoci poi dell’equipe medica non possiamo che tributare loro il nostro più sentito plauso anche perché, non ostante fosse Natale, non si è fatta scrupolo di lasciare la famiglia e trascorrere un numero notevolissimo di ore in sala operatoria onorando così il “giuramento di Ippocrate” che ogni medico pronuncia all’inizio della propria attività.

Pensiamo poi alla differente visione di questo Natale da parte di due famiglie: una in lutto per la perdita di una persona cara e l’altra, al contrario, felice per la speranza di vita che si riaccendeva in quel momento. In mezzo, a fare da ponte, due associazioni di volontariato. L’AIDO che ha facilitato la donazione degli organi e l’AVIS che ha dimostrato, una volta di più, l’indispensabilità del suo lavoro. Il bello è che si parla di questo evento questa volta soltanto perché per un caso stranissimo ne sono venuto a conoscenza, ma chissà quante e quali storie di questo genere si potrebbero raccontare.

E termino con una banalissima considerazione. Tutto l’intervento per la paziente è stato assolutamente gratuito e questo è un vanto per la nostra a volte vituperata sanità. Pensate un po’ se fosse successo negli Stati Uniti.

(Stefano Tosi)