E’ bello che questa newsletter diventi sempre più spesso un luogo di dialogo fra donatori e Avis, una speciale casella di posta dedicata alle vostre lettere e ai vostri messaggi che vengono sempre dal cuore. In tanti ci scrivete e invitiamo altrettanti a raccontarci le loro testimonianze ed esperienze. Dare voce ai donatori rafforza il senso di comunità tra avisini ed è il modo migliore per promuovere questo gesto verso chi ancora non lo ha scelto. Molto più efficace di tante campagne di comunicazione.

Questa è la lettera che Donatella ha scritto ad Avis Comunale di Modena in occasione della Festa dell’Oro, la consegna delle benemerenze ai donatori più fedeli.

Gentilissimi tutti di Avis,

dai volontari, ai dipendenti, ai collaboratori senza esclusioni, sono donatrice attiva dal lontano gennaio 1995 presso la sezione di Modena.

Vi scrivo in quanto onorata dell’invito per l’onorificenza della medaglia d’oro. Tanto sorpresa, quanto schiva dall’aver raggiunto un obiettivo così importante ho deciso orgogliosamente di partecipare alla bella festa di domani.

Mi è occasione questa per riflettere sul senso di appartenere ad un’associazione come l’Avis, gustarmi il valore e la ricchezza di farne parte con il piccolo gesto della donazione. Un gesto semplice che non mi richiede sacrificio anzi che mi restituisce molto di più di ciò che dono.

Avis Modena è per me una parentesi di rinforzo di autostima, dove ad ogni donazione mi sento bene, mi sento utile e controllata. Conduco una vita sana e semplice che mi permette l’idoneità a fare qualcosa di utile agli altri, quindi vado oltre all’ago nel braccio che rigorosamente non guardo mai per non impressionarmi.

Attendo paziente ogni volta che parte di me venga raccolta e preparata per chi non può scegliere, per chi ne ha bisogno e mi sorprendo sempre di come la tecnologia, le scoperte farmaceutiche non siano ancora riuscite a riprodurre “artificialmente” sangue e plasma. Evidentemente l’uomo può tanto ma non tutto…

In Avis mi sento sempre accolta tra sguardi e sorrisi di chi tutti i giorni (e dico tutti!) si occupa della sicurezza di donatori e riceventi, operatori e volontari che hanno cura di ogni singolo individuo.

Non meno importante la sensazione di non essermi MAI sentita discriminata o giudicata anche in periodi difficili in cui le scelte individuali di gestione della salute venivano messe in discussione.

L’unico rammarico che ho è che avrei voluto donare più spesso di quanto non ho fatto fino ad oggi. Tuttavia le sospensioni delle mie 4 gravidanze e relativi periodi di allattamento erano forzate così come le sospensioni temporanee legate ai viaggi (ed ecco il mio vizio più “trasgressivo” e patologico) ma mi sono servite, rientrando, a ricontrollare ancora una volta le mie condizioni di salute che per pigrizia, senza Avis, sono certa non avrei mai fatto.

Nella mia storia di donazioni infine non dimenticherò mai il momento in cui, presa dalla disperazione avrei voluto approfittare della mia condizione di donatore per organizzare una donazione di sangue dedicata per mia figlia cardiopatica, del mio gruppo sanguigno che a soli 14 anni doveva essere sottoposta ad intervento a cuore aperto per una sostituzione della valvola polmonare, con necessità di trasfusioni di sangue.

In quel momento una mamma disperata oltreché preoccupata se lo sarebbe tolto da sola il sangue per donarlo a sua figlia con l’illusione di poter fare ancora qualcosa di utile. Ma anche in quell’occasione Avis ed il centro trasfusionale del Sant’Orsola mi riportarono a riflettere responsabilmente sul rifiuto di questa possibilità.

Così in quella donazione di sangue del 10 marzo 2022 che comunque feci mi guardai intorno con occhi diversi: volevo vedere negli occhi gli altri donatori il cui sangue forse sarebbe stato da lì a qualche giorno infuso nel corpo di mia figlia, volevo dare un volto, un nome a chi ci avrebbe aiutato a vincere una battaglia così difficile.

I donatori erano lì, uomini, donne di età diverse che continuavano a bere i loro succhi di frutta, a leggere giornali, a scrivere messaggi col cellulare, a parlare con i sanitari, ciascuno con la propria storia e la propria identità ma accomunati da un generoso e solidale anonimato.

E nel generoso anonimato ho capito che volevo rimanere anche io, perché se anche il sangue non fosse andato a mia figlia, avrebbe aiutato qualcun altro altrettanto bisognoso.

Riporto parte delle parole che la dottoressa Vanda Randi, direttore del servizio di Immunoematologia e Medicina trasfusionale dell’area metropolitana di Bologna mi scrisse con toccante sensibilità:

“…La normativa nazionale ed europea vigente in materia di medicina Trasfusionale riconosce, come unica forma di donazione possibile, quella anonima, volontaria, periodica e gratuita, poiché è l’unica modalità di donazione che garantisce al meglio la sicurezza del malato… Tutti i giorni lei fa moltissimo per sua figlia e la rinuncia ad effettuare una donazione dedicata sarà probabilmente il suo atto d’amore più grande.

Quando tornerà a fare la donazione presso la sua abituale sede di raccolta, avrà presente quanto è grande il gesto di generosità che compie, aiutando un paziente sconosciuto che sta affrontando forse lo stesso momento di difficoltà di sua figlia: potrà chiudere un grande circolo di solidarietà e generosità. “

Fiera quindi di chiudere questo cerchio di solidarietà, ringrazio davvero tutti per questa onorificenza, rinuncio alla medaglia d’oro per trasformarla in un piccolo contributo che possa alimentare ancora la solidarietà di cui questo mondo ha ancora tanto bisogno!

Grazie Avis dal profondo del cuore, perché è proprio lì che, non a caso, passa il nostro sangue che raccogliete.