Stavolta approfondiamo un tema di sempre più importante attualità:
PERCHE’ STIAMO CHIEDENDO DI SOSTITUIRE DOVE POSSIBILE LA DONAZIONE DI SANGUE CON QUELLA DI PLASMA?
Vediamo di chiarire anzitutto un concetto. Certamente abbiamo da tempo raggiunto in regione l’autosufficienza per quanto riguarda il sangue intero al punto da poterci permettere di dare una mano a chi invece è in difficoltà e di questo siamo particolarmente fieri.
Il problema nasce invece nel momento in cui dobbiamo cercare di dare delle risposte alle richieste di plasmaferesi, donazione importantissima ma che fatica non poco a prendere il via nonostante ne aumenti la richiesta.
Come ci siamo mossi dunque fino ad oggi in questa non certo facile situazione? Semplicemente aumentando la quantità di sangue intero eccedente inviato all’industria per la trasformazione in plasma, operazione non certo gratuita che così ci obbliga all’utilizzo di risorse finanziarie notevoli.
Per sciogliere molti dubbi vediamo anzitutto a che cosa serve il plasma.
Sappiamo ad esempio che viene trasfuso direttamente per curare problemi tumorali, neonatali, ustioni, traumi ecc., e questo già basterebbe a tenere alta la nostra attenzione sul problema che da qualche tempo si complica, invece, dovendo utilizzare il plasma per la produzione di farmaci specifici la cui richiesta è in continuo aumento.
Quello che poi molti non sanno è che è in corso un’operazione, giusta dal loro punto di vista, da parte degli Stati Uniti che hanno deciso di produrre in casa loro, avendone la possibilità, gli stessi farmaci riducendo l’esportazione di plasma e mettendo così in difficoltà chi, come noi, fino ad oggi contava sul loro contributo.
E allora? Allora dobbiamo fare una scelta: o aumentate la quantità di sangue da trasformare in plasma (operazione costosa) o chiedere aiuto ai donatori per cercare di aumentare in partenza la quantità di plasma prelevata. Meno sangue e più plasma = meno costi di trasformazione.
Sarebbe molto semplice dare per scontata la sostituzione del tipo di prelievo ma qui spesso ci si scontra con una banalissima serie di problemi dovuti alla disponibilità di tempo da parte del donatore (per il sangue occorrono circa 20 minuti contro almeno un’ora per il plasma) senza considerare poi la spesso immotivata paura dovuta al fatto che non si conosce a sufficienza l’operazione di prelievo del plasma che molti ritengono a torto più pericolosa, probabilmente non sapendo che il circuito interno della macchina viene sostituito ogni qualvolta si cambia il donatore.
La cosa si complica poi ulteriormente quando, a seguito degli esami di routine annuali o a quelli che seguono la donazione (sapete tutti che gli esami completi vengono effettuati ogni volta che si dona) a causa della ferritina bassa o di altri valori sballati scatta l’obbligo di donazione di plasma almeno fino ad un successivo controllo da concordare. E qui davvero casca l’asino perché non pochi si dicono contrari e si autosospendono dalle donazioni.
Il problema va comunque risolto e l’Avis provinciale si sta muovendo in questo senso cercando di aumentare la possibilità di donazione di plasma incrementando il numero di poltrone da adibire alla plasmaferesi, il numero di giornate di apertura delle sedi adibite a tale tipo di donazione, o qualunque altro modo ci possa aiutare in questo particolarmente importante momento.
Purtroppo, però, non sono problemi che si risolvono in breve tempo. Un appello quindi ai donatori. Qualunque vostro contributo sarà sempre ben accetto.
Provate solo ad abbandonare ogni preconcetto ed alla prossima donazione chiedete informazione al medico presente. Lui saprà consigliarvi nel migliore dei modi.
Alla prossima.
Stefano Tosi
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