La maggior parte delle oltre 800 persone che hanno partecipato in veste di attori alla manifestazione, ci ha riconosciuto di non aver avuto difficoltà alcuna a giudicare il nostro punto di ristoro il più interessante ed attraente di tutto il percorso.

Immerso nell’ombra del parco Vistarino chi ha voluto si è potuto sdraiare sull’erba dopo aver mangiato le irraggiungibili tigelle preparate su ricetta segreta della Lucia Boni, da quella banda di donne ritratte nella foto dietro il riquadro, ed essersi dissetato alla inesauribile fonte dispensatrice di vino e acqua fornita dalla organizzazione.

Chi ha scelto un’altra strada, invece, ha potuto ballare alla musica che un complesso (anche loro fra una tigella e un bicchiere vino e l’altro), ci propinava in continuazione.

Bene questo è l’antefatto: siamo ben contenti per gli attestati ricevuti e ci impegniamo fin da ora a cercare di fare meglio il prossimo anno.

Fin qui siamo nella normalità. L’eccezione, che come sempre conferma la regola, sta in un personaggio che per la prima volta ha voluto accompagnarsi a noi offrendo il suo validissimo contributo alla nostra organizzazione consentendoci di dimostrare a tutti quanto sia capillare il contributo che l’Avis dà alla comunità.

Chi era presente lo ha visto, agli altri lo presento io. Si tratta dell’esimio dott. Luigi Scossa (al secolo Luigi Zambelli) del quale abbiamo fin da subito apprezzato, più che l’ aspetto fisico e la competenza, la specializzazione che presenta sul curriculum (lambruscologia) difficilmente riscontrabile su internet ma che lui assicura di avere ottenuto in quel di Corlo in un istituto altamente specializzato da anni, la cosiddetta “Cantina Sociale Pedemontana”. Stiamo ancora controllando ma prima o poi ci salteremo fuori.

A parte queste inezie il nostro amico si è dato da fare per circa 8 ore controllando i parametri vitali (pressione, battito cardiaco, emoglobina ecc. ecc) dei partecipanti con attrezzature (vedi altre foto) di sua invenzione che i nostri medici ufficiali hanno definito “altamente artigianali” e “necessitanti di ulteriori controlli circa l’efficienza pratica”. E questa nient’altro è se non la dimostrazione della più becera avversione della medicina ufficiale nei confronti delle scoperte che rappresenteranno il futuro e delle quali il dott. Scossa è uno dei pilastri.

Dal punto di vista statistico una cosa ci ha sorpreso: il 90% dei suoi pazienti è risultato essere di sesso femminile, di giovane età e di aspetto piacevole, mentre ai maschietti è stato lasciato il rimanente 10%.

Lo stesso dicasi per la differenza di tempo dedicato all’intervento delle une e degli altri. Abbiamo ricercato una ragione valida e l’abbiamo trovata in quello che lui stesso ci ha confessato: si sentiva più sordo del solito e per questo faceva una fatica incredibile a rilevare il battito cardiaco delle donne, operazione che ha dovuto ripetere su ognuna più volte.

E così è arrivato a sera enormemente stanco, e senz’altro, vista anche la sua non più giovane età non facciamo fatica a credergli.

Lui però non demorde e si è offerto di aggregarsi a noi anche il sala prelievi. Chissà perché ma il direttore sanitario ha posto un perentorio diniego.

Ebbene sì, caro dott. Luigi: resta pure collaboratore esterno e arrivederci alla prossima occasione

Stefano Tosi