Capita, mettendo in ordine vecchie cose, che si riscoprano importanti pezzi della storia più o meno recente della nostra associazione.
E’ così capitato che nei giorni scorsi Massimo Bergonzini, colonna e memoria storica dell’Avis modenese, si sia presentato nel mio ufficio con alcune polverose cartelline riportanti schede di donatori che donarono (o iniziarono a donare) nel periodo compreso tra la fine degli anni 50 e l’inizio degli anni 60.
Tra queste molto interessanti quella con la dicitura “Patologia medica” contenente attestati di donazione di medici che in essa operavano. La memoria è immediatamente andata al libro “Storia dell’Avis provinciale di Modena e delle sue 51 sezioni” laddove è riportata una foto del prof. Storti – luminare e padre dell’attività trasfusionale nella nostra provincia – circondata dai suoi collaboratori.
E proprio questi suoi “allievi” furono, allora, i donatori che diedero un contributo alla raccolta del sangue nella nostra provincia prima di divenire personaggi di interesse nazionale ed internazionale. Troviamo così, tra gli altri, l’allora dott. Erasmo Baldini che divenne primario del centro trasfusionale del policlinico di Modena e presidente dell’Avis provinciale alla fine degli anni 90, il dott. Carlo Mauri, luminare della patologia medica e poi direttore sanitario dell’Avis provinciale e presidente dell’Avis comunale di Modena; il dott. Umberto Torelli eminente ematologo e il dott. Ugo Barbieri che divenne a sua volta presidente dell’Avis comunale di Modena.
Ancora il dott. Pierluigi Prati, illustre cardiologo, Sergio Perugini, il primo degli allievi di Storti, Tullio Artusi, precursore dei trapianti di midollo, e ancora i nomi emeriti di Emilio Sternieri, Luigi Bellesia, Egidio Lusvarghi, una generazione di scienziati illuminati che da Modena ha lasciato un segno nei progressi della medicina.
Evidentemente il prof. Storti fu molto convincente nel portare “dall’altra parte dell’ ago” i medici che erano deputati all’utilizzo del sangue donato in un momento nel quale non vi era una rilevante disponibilità di questo prezioso liquido.
Siamo convinti che, anche questa esperienza, abbia contribuito a rendere consapevoli tutti i medici dell’importanza del gesto della donazione e a valorizzare il ruolo che l’Avis stava svolgendo.
Infatti molti dei nomi che abbiamo “scovato” hanno poi continuato a dare il loro contributo per estendere il numero dei donatori nella nostra provincia e mai hanno mancato di dare il loro contributo alla causa avisina.
Un esempio importante che ha rappresentato un ulteriore patrimonio per il volontariato del sangue nel territorio modenese.
Roberto Mantovani, Direttore Avis Provinciale Modena
(aggiornato il 15/05/2021)
Mi fa molto piacere leggere le belle parole sul mio papà il Prof. Luigi Bellesia e rivedere una sua foto di giovane medico. Ringrazio l’autore per questo dolce ricordo.
Francesco Bellesia