I medici trasfusionisti sono i testimoni più diretti del valore indispensabile del sangue nella cura delle più svariate patologie, perché mentre raccolgono il sangue hanno ben presente anche come verrà utilizzato. Diamo per una volta la voce a loro, con questa lettera della nostra dott.ssa Liliana Pinca inviata ai donatori di Cavezzo per invitarli a donare plasma, a cui una donatrice ha voluto rispondere in modo altrettanto sentito. Un bello scambio di emozioni, dal medico al donatore, dal donatore al paziente.

Ho iniziato a donare sangue il 19.1.1971 (la prima volta sono sbiancata, la seconda volta sono svenuta sulle scale del municipio). Dalla terza donazione solo benessere, gioia e soddisfazione.

Sono un medico ospedaliero e ho sempre lavorato in Medicina a Mirandola fino alla pensione.

Dal 1980, conquistata dall’allora presidente Zeni Lelio sono direttore sanitario dell’AVIS di Cavezzo e dal 2012 causa terremoto anche dell’AVIS di San Prospero.

Ho donato plasma per la prima volta il 18.3.1985 rassicurata dalla splendida dr.ssa Rinaldi e da allora ho donato plasma per altre 100 volte.

Avendo acquisito nel 1984 la specialità in ematologia mi sono sempre occupata di trasfusioni di sangue ed emoderivati per i pazienti emopatici (anemie, linfomi, mielomi e piastrinopenici) in aggiunta ai pazienti cirrotici (carenti di albumina), ai pazienti in shock emorragico (con plasma fresco ed emazie concentrate) ai pazienti con sindromi emorragiche e con C.I.D. (carenti di fattori della coagulazione e di fibrinogeno) ecc.

Già in quegli anni parlavo coi miei donatori sottolineando 2 aspetti: mi chiedevo come avrei potuto fare al meglio il medico trasfusionista se non avessi avuto a disposizione quel magnifico farmaco che è il sangue coi suoi componenti che i donatori mi regalavano.

Secondo aspetto che mi riempiva di orgoglio erano i ringraziamenti che i pazienti trasfusi spesso, sapendo che mi occupavo di Avis, mi chiedevano di inoltrare ai donatori in quanto era merito loro se stavano bene.

Tante volte, durante la seduta di prelievo, ho sottolineato ai donatori il valore del gesto donazionale con le seguenti parole semplici ma vere: “Ogni volta che doni aiuti un dottore a salvare una vita, quindi non è solo una routine ma è un gesto di splendida solidarietà responsabile”.

Per orientare i donatori alla plasmaferesi dicevo le seguenti parole semplici ma vere: “Quando doni sangue intero contribuisci alla cura di un paziente con anemia, quando doni plasma curi contemporaneamente un paziente ustionato, 1 paziente in shock, 1 paziente cirrotico o nefropatico (con l’albumina), 1 paziente con C.I.D o coagulopatie (col fibrinogeno e fattori della coagulazione), pazienti immunodepressi e chemiotrattati (con immunoglobuline) e chi poi dona plasma ricco di piastrine offre uno strepitoso farmaco salvavita per i pazienti trapiantati o con emorragie infrenabili.

Inoltre i tempi di recupero fisico dopo la plasmaferesi sono rapidissimi: dopo poche ore i parametri ematochimici del donatore tornano ai valori pre-donazione. Invece per recuperare i globuli rossi donati occorrono 40 giorni di lavoro del midollo osseo”.

Tutte queste considerazioni le ho esposte per anni in occasione delle assemblee (lo sanno bene gli 8-10 donatori che vi partecipano oltre ai consiglieri), in occasione degli incontri con gli studenti nelle scuole, in occasione delle visite mediche e delle sedute di prelievo a quei donatori che per emoglobina e ferritina sono più idonei alla plasmaferesi.

Infine ritengo che nel proselitismo per arruolare nuovi donatori abbia una valenza determinante, oltre alle numerose iniziative dell’Avis finalizzate a tale scopo, il passaparola della bella sensazione che dà l’aver donato, cosicché il donatore invece di voler convincere a forza un amico, un vicino di casa, un collega di lavoro, un figlio, un nipote a iscriversi all’Avis ha più credibilità e attrattiva se dice queste semplici parole vere: “Il medico che mi ha fatto il prelievo mi ha confermato che oggi donando aiuto un dottore a salvare una vita o più vite se dono plasma”

Dr.ssa Liliana Pinca
direttore sanitario Avis Cavezzo e San Prospero

 

Alla testimonianza della dott.ssa Pinca ha fatto eco un altro messaggio, inviato all’Avis di Cavezzo da Cinzia, una donatrice che in risposta al medico ha voluto raccontare la sua esperienza.

Bellissime e verissime queste parole.

Ho donato la prima volta il 4/6/1989, a 18 anni. Quando donavo il sangue intero, ne ho donate circa 30, mi sentivo bene ma tendevo ad andare in carenza di ferro, quindi avevo iniziato a donare plasma, facendone altrettante.
Il terremoto nel 2012 ha fatto centralizzare a Modena la donazione di plasma e parlando con la dr.ssa ed approfondendo l’opuscolo informativo della plasma piastrino aferesi ho deciso di iniziare da allora questa tipologia di donazione, continuando regolarmente da oltre 10 anni.

Sono arrivata a 86 donazioni, mi sento una persona fortunata di poter donare, ritengo che sia un gesto di responsabilità verso chi ha bisogno e può avere ottime speranze di cura con questi emoderivati.

Posso testimoniare che in me le parole della dottoressa avevano subito motivato a provare la donazione di plasma e piastrine.
Nella sede trasfusionale, dove deve avvenire questo tipo particolare di donazione, le sue parole si sono concretizzate, puoi davvero toccare con mano la stretta continuità tra chi dona e chi riceve, un filo rosso proprio come quello del logo storico dell’AVIS, dove c’è una mano da cui scende il sangue e due mani sotto che lo ricevono.

Sempre immensa è per me l’emozione di donare, dalla prima all’ultima donazione.

Nell’ultima donazione ho portato con me mia figlia di 9 anni, le avevo parlato tante volte del valore del dono del sangue, un gesto naturale e semplice che non costa nulla e può fare una enorme differenza per altre persone che ne hanno bisogno, è la testimonianza diretta che spero l’aiuterà a trovare altrettanto naturale anche per lei appena potrà fare la stessa scelta…

Sono sempre uscita dalla donazione con una profonda sensazione di aver fatto un gesto che facesse una profonda differenza per la cura di un’altra persona e penso che per chi lo riceve nell’altra sala vedere i donatori sul lettino sia un altro potente fattore terapeutico, non sentirsi soli nel percorso di cura, spesso cure molto lente, perché anche ricevere il sangue richiede pazienza e stare un pò seduti sul lettino.

Grande è la gratitudine e stima profonda verso la nostra dr.ssa Pinca che ci ha accompagnato in questi anni instaurando con ognuno di noi un rapporto autentico e professionale.

GRAZIE Dr.ssa PINCA!!!!

Cinzia