“Plasmaferesi produttiva: buone pratiche a confronto” è stato il tema dell’evento organizzato il 31 gennaio a Roma dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Centro Nazionale Sangue. Fra gli interventi quello del presidente di Avis regionale Maurizio Pirazzoli che ha portato l’esperienza del modello Emilia Romagna nella raccolta del plasma. E’ l’occasione per rivolgergli qualche domanda sugli sviluppi possibili del sistema plasma italiano in direzione dell’autosufficienza.

  • Presidente, perché l’Emilia Romagna è stata chiamata a portare la sua esperienza in questo evento?

Perchè nel 2022 in Emilia Romagna 146.000 volontari hanno donato 96.000 kg di plasma. Siamo la seconda regione italiana, con l’11,4% della raccolta nazionale, e la terza per kg raccolti ogni 1000 abitanti, 21,65.

Non sono risultati che arrivano per caso, sono il frutto di un lavoro che parte da lontano e nasce dalla convinzione che l’autosufficienza dei plasmaderivati rappresenti una scelta strategica per il nostro Paese. Ne abbiamo avuto dimostrazione proprio con la pandemia, che ha messo in evidenza l’aumento dei costi ma anche la difficoltà di approvvigionamento dai mercati esteri, a cui ancora siamo ancora troppo legati.

  • Quanto plasma serve in Emilia Romagna?

I farmaci plasmaderivati distribuiti nelle farmacie della regione nel 2022 derivano dalla lavorazione di 104.241 kg di plasma. Di questi, 96.274 kg arrivano dai nostri donatori. Per coprire la richiesta sono stati necessari altri 7.967 kg pari al 7,7% del totale. Corrispondono a circa 12.000 donazioni. L’autosufficienza nella raccolta del plasma, in Emilia Romagna, è traguardo raggiungibilissimo.

  • Nella pratica quali sono le azioni da mettere in campo?

Il tema è organizzativo. Torniamo ai numeri. In Emilia Romagna sono presenti 107 separatori (le “macchine” per la plasmaferesi), di cui 37 sono a Modena. E a Modena si raccolgono 22.000 unità di plasma, che è il 35% del totale regionale. La correlazione fra numero di separatori e unità raccolte è evidente.

Si deve operare su quattro punti: la presenza capillare delle associazioni sul territorio, la dislocazione dei centri di raccolta e un numero di separatori adeguato, la raccolta di sangue e plasma nella stessa sala prelievi, e soprattutto una cabina di regia del Centro Regionale Sangue per far crescere il sistema plasma in modo omogeneo.

  • Come si può aumentare la sensibilizzazione dei donatori sul plasma?

I donatori sono informati e pronti a dare il loro importante contributo più di quanto immaginiamo. Le campagne di sensibilizzazione “gialloplasma” sono importanti da questo punto di vista. Ma ribadisco che bisogna rendere il dono del plasma possibile.

Se un donatore (ricordiamo che è una persona sana che lo fa volontariamente e gratuitamente) per effettuare una plasmaferesi deve fare 50 km o aspettare un mese, non è certo sostenuto nel suo gesto. E’ il sistema che deve assecondare chi sceglie di donare, non viceversa. Per questo è essenziale una programmazione di punti di raccolta accreditati vicini al donatore, con orari e giornate di apertura che favoriscono gli accessi. Certamente è uno sforzo, vista anche la carenza di personale, ma si può fare.

  • Più centri, più separatori, più personale. Tutto questo ha un costo

Innanzitutto non va dimenticato che produrre plasmaderivati con plasma proveniente esclusivamente da donatore volontario ha un grande valore etico oltre che di cura, di sicurezza, di solidarietà.

Ma fondamentale è anche l’aspetto economico. Lo dimostrano ancora una volta i numeri del 2022: i medicinali plasmaderivati in larghissima parte realizzati col nostro dono e distribuiti nelle farmacie della regione avevano un valore di mercato di oltre 31milioni di euro. Produrli dalla lavorazione del plasma dai nostri donatori ha un costo certamente inferiore.

Anche per questo l’obiettivo autosufficienza è strategico: non solo per la salute delle persone, non solo per affrancarci dai mercati esteri con tutte le incognite che ne possono derivare, ma anche ai fini della sostenibilità del nostro sistema sanitario regionale, che in questo momento è in difficoltà.