Il 29 marzo scorso il programma TV7 in onda su Rai1 accennava allo scandalo del sangue infetto scoppiato negli anni 70 e 80 del secolo scorso. Come qualcuno ricorderà, allora le case farmaceutiche americane prelevavano dai carcerati, sangue non sempre sicuro, sangue che poi veniva lavorato per produrre plasma e farmaci per la cura degli emofiliaci e talassemici.

Facile immaginare, come realmente avvenne, che centinaia di persone curate con tali prodotti fino agli anni novanta abbiano contratto i virus HIV e HCV. I processi sono durati fino ai tempi nostri e solo ora si sarebbero conclusi.

Da allora, come ben sappiamo, le cose sono sostanzialmente e categoricamente cambiate e, specialmente in Italia, il sangue è assolutamente sicuro e controllato. Selezione dei donatori, prelievi, lavorazione del sangue sono effettuata in Italia secondo le nostre regole, fra le più rigide al mondo. Il rischio è praticamente nullo.

Perchè parlarne allora? Unicamente per chiarire a chi avesse male interpretato la trasmissione, o la avesse seguita senza la debita attenzione di stare assolutamente tranquillo: l’Avis attua, in maniera che i donatori a volte ritengono esagerate, tutte le disposizioni in questo senso azzerando rischi e risultati avversi che potrebbero verificarsi a seguito delle migliaia di trasfusioni che ogni anno vengono effettuate.

Ed infine, se qualcuno esterno all’associazione vi chiede qualcosa in merito alla trasmissione, ricordategli che, oltre a sottoporsi a controlli infiniti, i donatori firmano prima della donazione una dichiarazione rispondendo a chiarimenti circa il proprio stato di salute, ben consci delle conseguenze cui andrebbero incontro in caso di falso.

Stefano Tosi – redazione Avis provinciale